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Festival Narrazione Industriale

16.11.2025

Gazzetta di Parma, "Storia d'amore e macchine da scrivere" Giuseppe Lupo torna a Parma ospite del Festival della Narrazione industriale

Giuseppe Lupo torna a Parma ancora una volta, tra gli ospiti di punta del Festival della Narrazione industriale, in programma dal 24 al 29 novembre.

Quirino è un ingegnere originario di un paese del Sud Italia, fuggito da Bucarest nel 1956, durante la repressione sovietica. Ha un solo desiderio e dal suo peregrinare tra l'Italia e la Germania Ovest, per poi raggiungere Palo Alto, progetta una macchina per scrivere perfetta.

Raggiunto in Danimarca da Lidia, la ragazza amata, progetta la «Lidia 3» e con lei struttura l'Inviscripta per ritrovare le parole perdute e inventare un codice che sa anticipare la sua intenzione per una lingua che non sia la Qwerty. Una scoperta, una rivoluzione, che l'Ingegneria cerca di afferrare ma che è «qualcosa fuori dall'orbita dei calcoli», perché appartiene al «corpo delle parole».

Il romanzo è un'avventura linguistica, un'ossessione per Lupo -, che parla di scrittura, di parole, e di tutti quegli «strumenti» che hanno fatto la comunicazione scritta, le mitiche macchine da scrivere come l'Olivetti. Letteratura e cultura industriale ho sempre avuto la passione per la tecnologia e per le macchine in generale, per la storia e il mondo Olivetti, un vero e proprio caso culturale».

«Gli oggetti che escono dalla fabbrica non sono cose inerti, hanno una loro poesia e si legano a un destino – ha detto Lupo -. Spesso abbiamo un atteggiamento anaffettivo, di sufficienza nei confronti dei prodotti industriali, che invece hanno un'importante parte propositiva nell'Occidente e hanno una loro epica».

«L'Occidente si è sdrammatizzato attraverso gli oggetti e le merci e nel Dopoguerra gli oggetti assumono senso nell'immaginario, non si realizzano per uno scopo, ma si caricano di significati che vanno oltre l'utilità. Come avviene ad esempio dalla creazione della 500. Attraverso questi oggetti sono stati buttati significati ricoprire quelle che erano le assenze. E questo passaggio è stato colto dalla letteratura, così come al cinema, nel Neorealismo rosa. In Italia abbiamo una funzione specifica e un esempio paradigmatico è stato «Primo Levi che nel 1978 pubblicò "La chiave a stella": un oggetto apparentemente piccolo, di una vita, quella del protagonista Tira Baffi, Faussone, e del suo lavoro».

«Adriano Olivetti – continua Lupo - è stato l'ultimo industriale che ha avuto una visione rivoluzionaria, in cui la tecnologia e l'umanesimo non erano in conflitto ma i bisogni erano l'uno dentro l'altro. Scrittore e industria possono narrare, superando il concetto di una fabbrica ottocentesca. E Olivetti porta avanti la possibilità di una vita felice grazie alla tecnologia. È una tecnologia amica degli oggetti».

Tra i molti omaggi letterari citati per questo racconto spicca Italo Calvino.

Gazzetta di Parma

Storia d'amore e macchine da scrivere
Giuseppe Lupo